O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

domenica 4 agosto 2013

AVM2013 - 5a Tappa

GIOVERETTO (3439mt.)

Lunghezza = 15 + 2 Km
Dislivello+ = 1650 + 200 mt


Il Percorso

Oggi ci attende una prova davvero impegnativa. Dalle rive del Lago Gioveretto, dove abbiamo pernottato, intorno ai 1870mt, tenteremo una lunga e estenuante salita fino al Gioveretto (Zufritt), a quota 3439mt. Un dislivello importante che al quinto giorno di cammino tasterà davvero il polso alle nostre energie. Fondamentale sarà la partenza che dovrà essere di buon mattino, visto che, dopo l'altrettanto lunga ridiscesa, dovremo anche prendere un pullman (solitamente nel pomeriggio ci sono un paio di corse, l'ultima verso le 18) per tornare fino all'Albergo Genziana, e da lì in una mezz'ora di buon cammino (come se non bastasse quanto già fatto), tornare al Rifugio Nino Corsi per il nostro ultimo pernottamento. Saranno determinanti anche le condizioni meteo, visto che si tratta di una lunga salita che normalmente viene stimata in 6h (3h per la discesa). Il panorama sarà ovviamente molto appagante a 360°, anche nel versante sud-sudest, dove sarà visibile fra le altre anche la Cima Brenta.

Clicca QUI per scaricare la cartina del percoroso [fonte: Carta Tabacco 08]

Dall'Hotel Zum See, prendiamo il sentiero n.17 che costeggia il lago sulla destra, superiamo un ponte, quindi dopo un breve tratto nel bosco, deviamo a sinistra seguendo sempre il sentiero 17 che si inerpica deciso nei verdi prati soprastanti il lago, per poi immergersi completamente nel fitto bosco di abeti. Dopo un leggero tratto in piano, superato il bivio con il sentiero 12a per il passo di Saént, il nostro comincia a salire in maniera più marcata per portarsi all'ingresso della Valle Gioveretto, intorno ai 2000mt. Superiamo il torrente Gioveretto e la salita ci darà un po' di tregua, se non altro in quanto a pendenza. Siamo ora sul confine del bosco e davanti a noi si apre la verde vallata dominata da grossi cespugli floreali. In alto, sui 2600mt, il canalone di accesso alla parte più alta della valle.

Raggiungiamo un laghetto sulla soglia dei 2400mt quindi con una ripida risalita saliamo il costone che nel frattempo comincia a mostrarsi sempre più roccioso, finchè non arriveremo a poco più di 2600mt dove davanti a noi si para ora imponente la Cima Fontana Bianca. Ancora poche decine di metri e saremo arrivati alle tranquille sponde del Lago Giallo (2729mt), mentre il vicinissimo Lago Verde si trova per ora coperto ai nostri occhi da una collinetta. Qui un cartello ci avverte che termina la parte escursionistica del sentiero e comincia il percorso alpinistico.

Saliamo senza particolari difficoltà fino a raggiungere il bacino glaciologico della Cima Fontana Bianca, un piccolo anfiteatro di ghiaccio racchiuso fra le rocce, e portiamoci alla base di un costone roccioso da superare mediante un tratto attrezzato con fune. Siamo sul limitare dei 3000mt e da questo punto in poi seguendo gli ometti di pietra ci troviamo a salire una ripida ma facile cresta rocciosa dove spiccano in superfice i cristalli lucenti di minerali affioranti. La traccia spiana intorno ai 3200mt, da dove oltre a godere di un ottimo panorama, avremo di fronte a noi la vetta del Gioveretto!

Proseguiamo su cresta formata da grandi massi rocciosi, quindi siamo all'accesso del passaggio sulla parte sommitale della Vedretta del Gioveretto. La attraversiamo con cautela aiutandoci nel caso con i ramponi, e siamo pronti per la salita finale su rocce aiutandoci con le funi nei tratti attrezzati fino a guadagnare la croce di vetta (3439mt). Si ritorna per la stessa via di salita.

Rientrati al lago, dovremo prendere un pullman per tornare all'albergo Genziana, quindi possiamo seguire il comodo sentiero di fondovalle (n.36) oppure nuovamente su sentiero 150-151 già percorso il giorno prima, per tornare al Rifugio Nino Corsi per l'ultimo pernottamento.

Il Racconto

A letto presto dalla sera prima, la mattina mi sento perfettamente riposato e tutti i pensieri negativi dovuti probabilmente alla stanchezza si dipanano: sono pronto per il Gioveretto!! Scendo presto per la colazione e trovo Josef indaffarato con la macchina scaldalatte (dentro la quale sta spruzzando qualcosa..mah..) che probabilmente gli sta dando grattacapi. La tavola è già apparecchiata quindi mi siedo subito per la solita abbondante colazione fatta di pane, burro e marmellata a volontà con un bel caffelatte fumante. Il "salato" lo uso invece per preparare due anonimi panini di farina nera con i semi di finocchio, prosciutto crudo e formaggio...bleah...immagino che sapore avrà il tutto...

h.6.40 del 17, MagoZichele si avvia sul sentiero 17..
Alle 6.40 ho già dato l'arrivederci a Josef e sono in cammino da qualche minuto. E' praticamente giorno anche se nella profonda Val Martello il sole ancora non ha fatto capolino. Quando gli passo di fianco, l'Hotel Zum See è ancora immerso totalmente nel sonno. L'obbiettivo è di raggiungere la vetta per le 12.30, poi al ritorno Josef si è generosamente offerto di trovarmi un passaggio in auto senza dover aspettare il pullman delle 18 che deve riportarmi all'Albergo Genziana (e da lì a piedi di nuovo fino al Rif. Nino Corsi).
Veduta sul Lago Gioveretto di primo mattino
Percorro rapidamente le poche decine di metri già fatte lo scorso anno con la famiglia (dove un'acquazzone ci sorprese..), poi devio seguendo il sentiero n.17 che si allontana dalle tranquille e azzurre acque del lago, salendo delicatamente a mezza costa, nel tratto iniziale. Che coincidenza -penso- oggi è Mercoledì 17 Luglio (una data per me importante legata per ben due volte al primo giorno di lavoro) e sono sul sentiero n.17. Sono nato il giorno 17, e così mia moglie. Insomma il 17 per me non è mai stato un problema, "scaramanticamente" parlando. Chissà che anche oggi non si riveli una giornata fortunata...

Il sentiero 17 si addentra nel bosco..
..lasciando qualche spiazzo panoramico verso il lago sottostante
Le pause questa mattina sono davvero minimizzate, e concentrato avanzo spedito per la salita del bosco che si impenna d'improvviso rivelandosi molto dura, affrontata così di petto e con il motore ancora "freddo". Però, anche se non è molto romantico e etico il concetto, almeno per me, di muoversi così di fretta in montagna, purtroppo sono a corto con i tempi, quindi c'è poco da fare; le pause sono davvero pochissime e per veloci foto tanto per testimoniare il progredire del cammino.

Una grande prova attende oggi il Mago...
Il bosco comincia a dipanarsi quando il sentiero torna a costeggiare, ed anche in un'occasione attraversare avventurosamente, il torrente, lo Zufritt Bach. Iniziano gli erbai e il sentiero per un po' si fa meno ripido, un'ampia e verde vallata fa ora da ingresso ai 2300mt (+500mt/h), il passo è buono, non sento minimamente fatica, proseguo tranquillo. D'un tratto davanti a me, fuori sentiero, due persone salgono costeggiando il torrente e in breve si uniscono a un altro piccolo gruppo: questi qua han passato la notte all'aperto, con questa umidità!...Va beh...ma alle 7.30 del mattino sono io nelle condizioni di poter giudicare loro?? Penso proprio di no...

Il verde della Val Gioveretto si trasforma sempre di più, salendo. A quota 2700mt il sole già splende
Supero un piccolo laghetto e il sentiero si impenna nuovamente, stavolta fra cespugli di fiori rossi, per salire e superare un lungo scalone che da accesso alla parte più alta; per adesso ancora nascosta, ma già irradiata dal sole, e dove immagino cambierà tutto, paesaggio, situazioni, emozioni. Adesso mi trovo fra i 2500 e i 2600 mt, e una marmotta, la prima e l'unica in tutta la settimana che sono riuscito a intravedere, mi da il benvenuto (o mi manda a quel paese) con il suo caratteristico fischio.

Una marmotta mi accoglie nella parte di sentiero più floreale

Il sentiero sale il costone nord della Val gioveretto

Superato il laghetto, tra bei fiori rossi (2400mt)
Mi lascio alle spalle il verde, comincia una serie di stretti tornantini rocciosi fino a una zona più pianeggiante (2700mt), dove mi attende finalmente un po' di sole; qui, a poche decine di metri, si trovano i due più grandi laghetti della zona, il Lago Giallo (Gelbsee) e il Lago Verde (Grunsee). Poco dopo, superato tranquillamente la prima neve, eccomi di fianco al Lago Giallo, ben segnalato anche su un masso roccioso, mentre sempre a dritto prosegue il sentiero, proprio in direzione della Cima Fontana Bianca che svetta imperiosa. Un cartello avvisa: "Attenzione Sentiero per SOLI Alpinisti". Mmm...ok riconosco che non sono un alpinista...però sono SOLO! Quindi, avanti Savoia!

Uno sguardo indietro dal limite dei 2600mt

Il Gran Zebrù svetta lontano

Arrivo al Lago Giallo, dove comincia il sentiero per "soli" alpinisti
La traccia anche se non molto frequentata ha il pregio di essere comunque con i segnavia, in questa grande vallata rocciosa, dove solo grandi massi disposti quasi ordinatamente creano un po' di movimento alla scena: inizialmente, è un gioco da ragazzi orientarsi. Ben presto cambierà tutto. Al primo vero nevaio in moderata salita, la neve è abbastanza ghiacciata da tenermi ben concentrato ogni passo, prima di raggiungere, passata la seconda ora di cammino, i 2800mt, dove mi fermo per una sosta, indosso le ghette, insomma mi preparo per la parte più difficile. Finora 1000mt di dislivello (e poco più di 6km) in due ore sono comunque un dato da tenere in considerazione e di cui andarne fiero. Ma cosa ho in tasca?? Dannazione! Ho ancora la chiave della camera che non ho restituito a Josef! Non c'è nemmeno segnale del telefono qui...va beh...gliela restituirò...

Il Lago Giallo (2729mt)

Pausa a 2800mt, la situazione cambia radicalmente
Riparto...un silenzio incredibile tutto intorno è rotto solo dal rumore dei miei scarponi che si infrangono sulla neve ancora abbastanza dura, ogni tanto la traccia rimane visibile su pietraie, me sempre più frequenti sono i tratti innevati che tengono nascosti i segnavia biancorossi. Mi aiuto col gps, sono perfettamente in linea con la traccia da seguire, ma le mie attenzioni sono concentrate sempre di più sulle caratteristiche che sta assumendo il percorso: aumenta la pendenza, non diminuisce affatto la neve, che anzi per gran parte del cammino, nasconde anche le vecchie tracce lasciate da altri alpinisti, elemento questo di grossa differenza rispetto alla salita per la Vertana due giorni prima, dove la traccia su neve al confronto pareva un'autostrada. Questo fatto che qui ora le tracce siano più vecchie, mi da anche da pensare sulle effettive condizioni che troverò via via durante il cammino, della serie "di quanto mi potrò fidare a passare di lì o di là??"

Comincia a dominare la dura neve. A centro foto il canale di ingresso al bacino glaciale della Cima Fontana Bianca
Comincio vagamente a ragionare se indossare anche i ramponi prima di trovarmi in situazioni più delicate, ma la mia inesperienza in merito non aiuta e quindi decido di rimandare più in la il mio esordio di camminata coi ramponi (anche se in verità i miei sono semplici ramponcini da escursionismo a sei punte, quindi non adatti in situazioni più estreme o delicate, dove tuttavia confido di non andarmi a intromettere). A un certo punto, sono proprio dentro il versante sinistro del bacino glaciale della Cima Fontana Bianca, un anfiteatro bianco già scende al di sotto dei miei piedi, i segnavia spariscono alla vista, e nemmeno un omino di pietra giunge in soccorso: sono in prossimità di un grosso sperone roccioso, e non so se devo aggirarlo o tentare di salirlo sul suo fianco sinistro...attimi di calma e silenzio mentre scruto con la vista nella ricerca di qualche dettaglio, ma niente. Nell'indecisione, provo ad andare avanti tentando la soluzione dell'aggiramento, nella speranza di trovare segnali più avanti, ma la neve, che qui rimane più a lungo protetta dai raggi del sole, adesso è davvero dura e mi impegna a fondo coi bastoncini e anche con gli scarponi, per trovare stabilità a ogni passo. Per un attimo mi viene da alzare lo sguardo in alto sulla sinistra, ed ecco a una cinquantina di metri un segnavia alla base del costone roccioso, in prossimità di una fune, l'inizio di un tratto attrezzato proprio per superare questo tratto roccioso.

Pendii molto ripidi e ghiacciati, il Mago è in difficoltà...
Per arrivarci si tratta però di proseguire in decisa salita su questa neve ghiacciata, non ci sono altre soluzioni. In altre stagioni, in altre situazioni, probabilmente qui sarebbe tutto libero da neve, ma non adesso. Mentre comincio ad avviarmi mi squilla il telefono! E' Gianfranco, del CAI di Massa Marittima: rispondo, ma lui non mi sente, e cade subito la linea. Nel breve barlume di segnale agganciato qui dal mio cellulare, Gianfranco mi chiama, quasi a monito per quanto stavo facendo e verso dove mi stavo avviando...ma no! Sono io che sto fantasticando dai...Passo dopo passo comincio così l'avvicinamento verso la fune: la neve è ben compatta, subito la sitruazione è chiara, e in maniera esponenziale cambia tutto il metodo di progressione. A ogni passo, mi ritrovo letteralmente costretto a "calciare" la neve per creare uno scalino su cui appoggiare stabilmente almeno la punta dello scarpone, e lo stesso faccio con i bastoncini; all'inizio la cosa è quasi stimolante, un po' meno quando la pendenza è ormai troppa da non poter fare a meno di rendersene conto...maledizione! I ramponi!! Ma perche non li ho messi su prima?? Mi volto indietro ma non sono assolutamente nella situazione di poter riscendere, e purtroppo anche proseguire non è affatto semplice, perche sono in mezzo a delle gobbe di neve ghiacciata dove neanche i bastoncini vogliono piantarsi bene. Insomma, sono fermo!

Perfetto! Sono quasi in trappola come i gatti che salgono su alberi o strutture inaccessibili, e poi non riescono a scendere più. In un attimo mi viene subito in mente mia moglie, chissà se mi vedesse in questo frangente quante me ne direbbe. In questo nevaio sono entrato di taglio salendo via via sempre più ripidamente, ma adesso, uno scivolone qui, e mi ritroverei 100-150mt più a valle in un soffio. Era logico che i ramponi li avrei dovuti mettere su prima, così come anche, eventualmente, tirare fuori la piccozza. Nel punto in cui mi trovo invece è impossibile, con soli 2-3 cm di puntale dello scarpone piantato nella neve. Ora mi accorgo di tanti altri piccoli particolari, il sudore che mi gocciola dal naso, il respiro affannato, mi torna in mente la strana telefonata di soli 5 minuti prima...Fermi, fermi, tutto questo non ha senso: non è il caso che mi abbandoni a questi dettagli, che anzi mi sconcentrano dalla prova che devo affrontare assolutamente, e cioè muovermi di qui e arrivare almeno ad un maledetto grosso sasso che si trova a metà salita; lì sarò nelle condizioni di poter mettere 'sti benedetti ramponi.

Mi faccio coraggio e ricomincio: prima un bastone, giù colpi finche non si pianta, poi l'altro, poi su con una gamba e tre-quattro calci; vedo la neve che parte a spruzzi gelati che arrivano fino alla fronte, dandomi anche un po' di sollievo, finche la punta entra bene nella neve! Bingo! Sembra che abbia fatto chissà cosa e invece ho solo fatto un passo, ma tanto basta per darmi morale sull'esser ripartito da quel punto. Ancora una volta, metodicamente, ogni gesto si ripete con estrema attenzione, finchè arrivo finalmente, ora tirando davvero un grosso sospiro di sollievo, a ridosso di questo sasso che emerge dalla neve. Alt! Ancora non è fatta. Piano, con molta calma, sistemo i bastoni, mi levo lo zaino e tiro fuori i ramponcini per calzarli; sotto di me, il lungo e ripido pendio appena risalito mi mette davvero i brividi, ma nello stesso tempo mi riempe d'orgoglio. Me la sono cavata! Quando faccio per richiudere lo zaino, mi scivola fuori dalla tasca in vita la fotocamera, cade sul raincover dello zaino che avevo messo per terra a monte del sasso, quindi comincia a scivolare giù finché con la mano destra l'afferro al volo! Sì, oggi è proprio il 17, il mio giorno fortunato!!

Dovunque guardi, non c'è un posto "adatto" dove scivolare...
Con i ramponcini la musica cambia: adesso la seconda parte del ripido pendio posso anche eventualmente salirla con i piedi di taglio, con le punte che si piantano facilmente nella neve che solo 10 minuti prima sembrava dura come un macigno. Arrivo in breve alla fune che comunque afferro saldamente come un'ancora di salvezza: ce l'ho fatta!!! La dura roccia rossa ha ora creato qui un canalone inframezzato da semplici massi da superare in facile arrampicata, ma di certo non ho intenzione di togliermi di nuovo i ramponi! Anche la fune comunque ci mette del suo per tenermi in apprensione anche in questo tratto: la gran quantità di neve caduta fa sì che la tenga in tensione oltremisura nella parte più in basso, mentre in alto, in alcuni punti è completamente allentata, con un paio di ganci addirittura divelti dalla roccia. Terrà, sì??

Terminato il tratto attrezzato, un nuovo pendio nevoso mi attende, forse questo meno ghiacciato, ma comunque abbastanza ripido visto che crea una voluminosa gobba prima di lasciare di nuovo libera la traccia. Comunque sia, chi è salito l'ultima volta sul Gioveretto, certamente non è passato di qui, e posso capire bene il perchè...Non c'è assolutamente paragone con la situazione affrontata sulla Cima Vertana, qui l'impegno, per me, è almeno il doppio. Nel tratto finale di questo ennesimo nevaio, decido di aggirarlo un po' passando su delle rocce, e finalmente mi ritrovo su una lunga e "comoda" cresta rocciosa ben battuta, tutta completamente libera da neve. Sono a poco più di 3100mt, la stanchezza comincia a bussare prepotentemente alla porta della mia resistenza, ma la tenacia non mi abbandona, anche perché, dall'inizio della "comoda" cresta rocciosa (virgolettata perche in realtà è sempre bella ripida), finalmente fa capolino la vetta del Gioveretto!!

A 3250mt, finita la cresta di rocce, il meritato riposo
Salgo molto lentamente ma senza pause, i colori della roccia qui cambiano di continuo creando anche particolari giochi di luce visto che ci sono anche un sacco di minerali che affiorano (in effetti anche giù all'albergo c'era un vasto campionario esposto in vetrine), i ramponi sono comunque decisivi anche in questo tratto visto che a ogni passo si piantano per terra dandomi maggior sicurezza. Sono le 10.40, sono passate 4h dalla partenza, quando finisce la salita e mi ritrovo su un terrazzo a poco più di 3250mt. Il Gioveretto è davanti a me, a meno di 200mt di dislivello. Prima però c'è da affrontare una cresta di grandi massi, e poi l'attraversamento di taglio della parte sommitale del Ghiacciaio del Gioveretto, altro punto chiave e delicato dell'ascensione, ma dove vedo se non altro, anche se ancora da lontano, delle tracce di passaggio. Dietro di me invece, uno stupefacente panorama su tutta la valle sottostante, vedo anche un lembo di lago, da dove sono partito. Ho fatto una grande prova finora! In lontananza, il Gran Zebrù domina la scena, mentre più vicino, alla mia sinistra, sono alla pari con la croce di vetta della Cima Fontana Bianca, e ammiro la mestosa Cima Sternai. C'è anche segnale del telefono, quindi è il posto giusto, e anche il momento giusto, per fare una bella sosta. Chiamo Josef e lo avverto che ho con me la chiave, lui si rallegra del fatto che sià già prossimo ai 3300mt. Poi avviso un po' di gente in chat e Alessandra in privato.

In primo piano la Cima Fontana Bianca, sullo sfondo la Cima Sternai

Eccolo il Gioveretto! Ma il pendio da affrontare mette i brividi...

Coraggio Mago! Provaci!!
Riprendo il cammino fra le grandi e disordinate pietre della cresta rocciosa, che supero facilmente, prima di trovarmi su un passaggio di 3-4mt su neve, prima di un grande masso piatto. Sono alle porte del tratto di ghiacciaio da attraversare, alla mia sinistra il pendio già scende giù vertiginosamente. Ci sono delle tracce su questo tratto, quindi rompo gli indugi e faccio il primo passo. Come pensavo però, le tracce non sono affatto recenti, perché in un attimo le cancello tutte visto che ci sprofondo dentro fin quasi alla vita. Istintivamente non guardo in giù, ma verso il sasso piatto di fronte e quello alla destra dove mi sto arreggendo con la mano. Con calma, ancora 2-3 passi e sono sopra al grande sasso, ma che brividi ancora...Ora di fronte a me una piccola e bassa cengia nevosa da affrontare quasi carponi, prima del vero inizio del traverso sul ripido nevaio...e pensare che in situazioni stagionali nella norma, questo pendio quasi non esisterebbe... Tiro il fiato, rifletto...abbandono!! Dentro di me ho la certezza che la debole traccia che si vede sulla neve sia abbastanza vecchiotta, e se anche lì fosse cedevole come gli ultimi metri appena affrontati...correrei seriamente un grosso rischio. Certo, il Gioveretto, il tanto sospirato Gioveretto è lì vicino, lo guardo e lo riguardo, come pure la lucente croce di vetta, però penso anche a me e soprattutto alla famiglia che ho a casa, e scelgo quella.

Qui il Mago abbandona..
Ho fatto tanto in questi giorni, certamente ho fatto più "montagna" dell'alta via dello scorso anno, sono contento e orgoglioso, non sto sfidando nessuno, o forse me stesso, difficile stabilire il vincente, ma posso raccontare questa scelta fra queste righe.


Dal masso dove mi trovo appollaiato in perfetta solitudine, filmo un breve video dove confondo anche l'azienda per cui lavoro (poco ossigeno forse?? ehehe..) e avviso un po' tutti del mio abbandono, soprattutto, però, Alessandra. E' lei che mi chiede di non spingermi oltre, è anche per lei e per mio figlio se lo faccio. Il Gioveretto, forse, mi aspetterà ancora: ci salutiamo con un arrivederci...Sono quasi le 11 e riprendo la discesa, qualche sfottò degli amici se non altro mi risolleva il morale, perché comunque, quando si torna indietro, una certa amarezza sotto sotto cova... In discesa comunque non è tutto rose e fiori, l'attenzione è sempre massima soprattutto quando devo riaffrontare i ripidi tratti ghiacciati. E' vero, ho sempre ai piedi i ramponcini, ma la maggiore forza con cui si piantano in discesa fa si che via via si crei, sotto, il fastidioso zoccolo di neve pressata che se ogni tanto non tolgo, vanifica l'effetto delle punte. Quasi alla fine del tratto attrezzato con fune, lancio 2-3 metri sotto di me i bastoncini per meglio scendere a due mani, e uno, rimbalzando, si porta a 10cm da uno strapiombo....ah già! Ma oggi è il 17, lo avevo dimenticato....(che culo...).

MagoZichele, provato si appresta al lungo rientro a valle

Lagio Giallo (sx) e Lago Verde (dx)
Cominiciano anche a formarsi dei corpi nuvolosi proprio sul Gioveretto, possibile che abbia fatto la scelta giusta anche dal punto di vista meteo??.. Arrivo con i ramponcini fino alla fine dell'ultimo nevaio (h11.20), prima di toglierli, ovvero praticamente alle porte del Lago Giallo, e nell'occasione tiro fuori anche uno dei due panini che comincio a mangiare in maniera abominevole, nonostante il sapore tutt'altro che invitante...ma la fame è fame...Da adesso in poi è nuovamente sentierino comodo, di montagna, confortante e rassicurante, al pensiero di dove mi trovassi solo un'ora prima. Mi chiama Alessandra, in apprensione ma felice del mio ripiego, e poi telefono all'amico e collega Simone per un po' di sani sfottò, mentre nel frattempo sono già alle porte dei 2400mt, nei pressi del piccolo laghetto. Qui faccio l'incontro con le prime persone della giornata, e con mia sorpresa sono l'uomo barbuto e sua moglie che ieri avevo incrociato durante la discesa della Val Madriccio: un largo sorriso reciproco consolida il nostro doppio incontro.

In rapida discesa lungo i nevai

Il Mago serra i denti durante la discesa..la fame comincia a farsi sentire..
Adesso, sotto il sole della mattina inoltrata, la Valle Gioveretto si rivela nel suo splendore, nel suo verde lussureggiante solcato dal bianco spumeggiante dello Zufritt Bach che scende impetuoso a valle. Sui tempi previsti sono largamente in anticipo, e quindi una nuova sfida mi si impone: rientrare a valle in tempo per il pullman delle 14! Non è semplice, sarà una discesa senza sosta, ma ce la posso fare. E così, metro dopo metro, dai prati ricompare il bosco, e poi giù giù fino a rivedere le sponde del lago.

Lo Zufritt Bach scende impetuoso verso il lago
Alle 13.20, in 2h20min, sono di nuovo all'Albergo Zufritt! Grande prova! Ho il tempo di passare a salutare Josef, consegnargli la chiave della camera, mangiare l'altro panino, scolarmi in un baleno un litro d'acqua mentre riosservo sotto il sole la Valle appena ridiscesa, e anche darmi una sistemata perché mi sento un po' stravolto. Alle 14 puntuale ecco il pullman che mi riporta fino all'Albergo Genziana, e da qui mi rimetto in cammino per risalire fino al Rifugio Nino Corsi, a 2265mt.

Ci arrivo in mezz'ora di cammino, quando sono quasi le 15, e trovo seduti, fuori nei tavoli, i due uomini e la donna con i quali ho condiviso il tavolo la prima sera al Rifugio Serristori! Ci salutiamo, ed entro nell'affollatissimo rifugio, dove l'età media sembra notevolmente abbassata rispetto al solito, vista la gran confusione che regna e lo stuolo di ragazzini che vanno rumorosamente su e giù per le scale. Mi presento ai gestori, ordino una bella cioccolata e chiedo della mia prenotazione, che sembra abbiano smarrito..bene! In realtà ci vuole una mezz'oretta di tempo, durante la quale vedo il gestore che confabula con una donna, prima che mi dica che posso salire nella camera n.30, al secondo piano. Accanto a me, seduto, un alpinista (vero, mica come me..) di ritorno dalla Cima Cevedale (Ah...la Zufallspitze....), mentre fuori arriva in perfetto orario, ovvero dopo il mio arrivo, un breve acquazzone.

Salgo in camerata, c'è una confusione incredibile, entro e trovo la donna (tedesca?) che stava parlando col gestore che mi invita a entrare e prendere possesso del mio letto. Sono in una camerata da sette posti, tutta piena, forse sono due famiglie, fa niente. Sistemo la mia roba, metto ad asciugare ramponi e ghette fra lo sguardo incuriosito dei concamerati, poi mi metto in fila per la doccia, visto che c'è un'animata gita del CAI giovanile versiliese, sono ben 35 persone in tutto, una bella presenza toscana quassù nella Val Martello!! Anche con loro dei piacevoli scambi di racconti e opinioni, poi, dopo la doccia, faccio definitivamente la conoscenza di tutta la truppa con la quale passerò la notte: in realtà sono una sola famiglia, sono olandesi, babbo, mamma e quattro figli, due maschi e due femmine, dai 10 ai 20 anni circa, e stanno facendo un tour da rifugio a rifugio da ben sei giorni...però...complimenti! Mi chiedono delle mie escursioni e anche loro si complimentano con me, poi per l'indomani forse potremmo anche andare tutti insieme, visto che anche loro si dirigeranno verso il passo del Madriccio.

Le grandi protagoniste della giornata!!
Scendo e faccio un po' di foto, visto che oggi non ne ho fatte molte, infine sono pronto per la cena delle 18.30 (se avessi preso il pullman delle 18 non so se ce l'avrei fatta...). A tavola sono con altre tre persone, e la sorpresa è grande quando vedo che si trattano dei tre già salutati al mio arrivo, quelli del Rifugio Serristori. Allora è proprio destino che ci si conosca, via!! Si sorprende anche la gestrice del rifugio, quando vede che siamo insolitamente in confidenza pur non avendo scambiato nemmeno una parola! E così passo quest'ultima serata nei rifugi d'alta montagna, e un'ennesima impeccabile cena, facendo la conoscenza di Rik, suo fratello Wim e la compagna Marijke, tre belgi (e non tedeschi) appassionati di montanga e tenaci al punto di aver affrontato un lungo tour salendo sulle principali cime del Parco Nazionale dello Stelvio. Ortles, Cevedale, Angelo Grande..tre tipi davvero forti e determinati! Non mancano di farmi i complimenti soprattutto quando gli racconto la salita alla Cima Vertana, anche se, personalmente, questo lungo 17 Luglio 2013 rimarrà nei miei ricordi per sempre indelebile. Con Rik mi trovo a mio agio e passiamo dai filosofici concetti dell'escursione/esplorazione condivisa con altri piuttosto che in solitaria, allo scherzare un po' su tutte le notevoli differenze che ci sono fra le popolazioni di un'Europa unita solo nell'espressione geografica. Poi si sa...con la classe politica che ci ritroviamo, per noi italiani è fin troppo facile fare battute..abbiamo un'ampia scelta e un vasto repertorio a cui attingere!!

Da sinistra: Wim, Marijke, Rik e MagoZichele
Mi congedo da loro, magari con l'augurio di un saluto domattina anche se per loro sarà un ultimo giorno di riposo prima del rientro in Belgio (dopo una permanenza di quasi un mese se ben ho capito) e in breve sono pronto per l'ultima notte, dove, con l'allegra famigliola olandese, concordiamo per le 5.50 l'ora della sveglia, in modo da potersi mettere in cammino per le 7.00.

Per domani, infatti, il meteo ha promesso temporali dalla tarda mattinata, e visto che purtroppo l'ultima tappa prevista salterà a seguito dei consigli delle Guide Alpine di Solda, dovrò salire a ritroso tutta la Val Martello fino al Passo del Madriccio e riscendere fino alla funivia. Niente di sensazionale visto che è strada già fatta, quindi non vale nemmeno la pena rischiare la pioggia ed anzi, fare rientro a casa in un orario più consono. L'Alta Via del Mago 2013 è ormai all'epilogo, culminata con un'intensa e lunghissima giornata piena di vere emozioni che solo la montagna più dura può dare, ho sfidato, trovato e anche accettato i miei limiti. Oggi insomma MagoZichele ha davvero trovato e provato le emozioni che cercava!!


- MagoZichele - 



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