O come mai questo blog??

Dal 2011 mi sono dato all'escursionismo, un modo alla fin fine più semplice e diretto per stare a contatto con la natura. Del resto, come potete vedere qui a fianco, già da piccolo ero un in-tenditore in materia..eheh. Certo, c'è (o c'era, visto che ormai da più di un anno non la pratico più..) anche la pesca, come per qualcun altro può esserci la caccia, o la raccolta funghi ecc., ma quasi tutte in comune hanno secondo me un grosso limite: il fatto di considerare la natura come un "veicolo" per il raggiungimento di un certo grado di soddisfazione, e non essa stessa il fine. In un certo senso, è come se debba esserci sempre un profitto finale. Le escursioni invece non sono nient'altro che il sano desiderio di passare un po' di tempo immersi nella nostra natura, osservarla, e basta.

domenica 31 agosto 2014

AVM2014 - 8o Giorno

SALITA AL BREITHORN OCCIDENTALE

04 Agosto 2014

Km percorsi = 12
Dislivello + = 780 mt
Dislivello - = 1300 mt

La strada fatta
La notte passa veloce a 3450mt. Nonostante le escursioni termiche della camerata, e i ripetuti risvegli dovuti ai movimenti degli altri occupanti della camerata, riesco comunque a dormire sufficientemente (quindi veramente poco), quel tanto che basta per ricordare distintamente di aver sognato il mio Dario.
Dicevo delle escursioni termiche: troppo piccola la camerata per dormirci in cinque, e, infatti, a una cert’ora mi sveglio completamente fradicio di sudore. Anche lo spagnolo che dormiva vicino alla finestra, ma come tutti del resto, deve aver patito un gran caldo, e decide di socchiudere la finestra. Della cosa me ne accorgerò perché, dopo un altro lasso di tempo, mi risveglio ma stavolta con una spalla gelata e con uno spiffero che, dallo spiraglio di porta, mi arriva dritto in fronte. Ok per la finestra, ma se sta aperta anche la porta, domattina troveranno cinque ghiaccioli sui letti, meglio richiuderla. Alle 5.00, come previsto, un trambusto generale invade il piano superiore del rifugio: tutti in piedi. Facile a dirlo, più difficile a farsi. Sembra come se fosse stato impartito l’ordine di evacuazione a una nave che sta affondando in piena notte. Sento che Lorenzo mi dice a più riprese che non ha mai praticamente dormito, mentre rannicchiato come sono, cerco di sbrigare più cose possibili senza scendere da letto, tanto è inutile, tutti non ci staremmo in piedi. Quando escono gli spagnoli, mi rendo conto che anch’io sono praticamente pronto, mi basta solo andare in bagno, che essendo uno solo, necessita di una buona fila. La buona notizia viene dagli scarponi che, rispetto a ieri, sono relativamente asciutti.
E' una foto o una cartolina??....è il Cervino, finalmente !!
Scendiamo per la colazione e qualcuno è già fuori per gli ultimi preparativi prima della partenza. La colazione è abbondante come sempre e a base del classico pane, burro e marmellata. C’è un gran trambusto anche sotto ma me ne accorgo minimamente, sono già lì che penso a quando, fra poche decine di minuti, sarò a mordere la neve gelata con la punta dei ramponi. La giornata è un premio alle nostre fatiche sin qui fatte: semplicemente favolosa. Non una nuvola nel cielo azzurro, e le punte dei 4000 svizzeri che dalla finestra del rifugio si fanno già vedere ostentando la loro grandezza. Finita la colazione e belli pronti e vestiti, salutiamo Erik (“ancora qui siete??”) e usciamo per i preparativi finali.


Le prime carovane di persone sono già lontane in direzione del Colle del Breithorn, fuori ci sono solo gli spagnoli e un gruppo d’italiani che stanno ascoltando le ultime raccomandazioni del loro puntiglioso istruttore. Sia io che Lorenzo non ci scambiamo una parola e ognuno completa le operazioni con i ramponi, con l’imbragatura, quindi, stesa per terra, la legatura della corda, con i nodi ad otto che prendono magicamente forma senza alcun indugio. Ci guardiamo un attimo intorno, non rimane che partire! Gps acceso, foto ricordo fatta, via!

Ci incamminiamo ai margini della pista da sci ma ben presto siamo già catturati, alle nostre spalle, dalla spettacolare visione della montagna più desiderata da l’inizio del tour: il Cervino! Finalmente lo possiamo vedere in tutta la sua maestosità, nel cielo finalmente terso dopo mattinate quasi sempre nuvolose.
Poco dopo la partenza, Il Cervino bussa alle spalle
L'immensa distesa del Plateau Rosà e in alto il Colle del Breithorn, 
Dopo poche centinaia di metri, mi accorgo però che i miei ramponi sono mal regolati in lunghezza, o meglio, la conformazione del tallone dei miei scarponi fa si che scivolino indietro rispetto al rampone, rischiando così di farmi uscire completamente il puntale anteriore dalla sede del rampone stesso. Per un po’ continuo cercando di spingere nuovamente in avanti lo scarpone, ma certamente così non può andare, quando arriveremo alle salite vere e proprie. Quindi urge una perentoria regolazione che dovrò comunque perfezionare più tardi. Di lì a poco, attraversata la pista da sci da dove già sfrecciano a tutto gas i primi sciatori, comincia lo strappo di salita che rapidamente ci porta dai 3500 ai 3600mt. Per me è una piacevole scoperta, perché davvero non sento il minimo affanno.
Il Monte Bianco
Mi trovo ai miei limiti mai finora superati, e non sento davvero la minima fatica. La cosa mi rinfranca perche sento che così potrò arrivare tranquillamente alla soglia dei 4000 tanto desiderati. Lorenzo spesso si rammarica oltremisura sul fatto che mi stia rallentando, e non so davvero trovare il modo per fargli capire che della cosa non me ne importa un fico secco: siamo qui, tutti e due insieme, e andremo lassù insieme, come previsto, com’è giusto che sia, e come giustamente debba essere fatta la cosa. La salita verso il colle del Breithorn prosegue, dopo il tunnel, in lieve salita, che da una leggera tregua; in questo tratto, finalmente, lancio un grido di esultanza a Lorenzo: il Mago, a 3700mt, ha ufficialmente superato il proprio record di altitudine, ferma dal 2012 ai 3645mt del Monte Vioz. Con un ultimo strappo di circa trecento metri, dopo aver raggiunto e superato i greci e i croati, scolliniamo a quota 3800mt, e finalmente abbiamo davanti ai nostri occhi il Breithorn Occidentale. E’ una postazione fantastica: si vede in lontananza a ovest il colosso del Monte Bianco, a sudovest il Gran Paradiso, a est, di fronte a noi, le punte del Monte Rosa con le avanguardie Polluce e Castore, da nordest a nordovest, molte delle splendide montagne già contemplate nei giorni passati e ora riviste da una prospettiva invidiabile; e infine, a chiudere, come un buon attore protagonista, il Cervino.

I due fratellini Cervino uno fianco all'altro
Gran Paradiso e Emilius
Scattate un po’ di foto, soprattutto quelle dentro la testa, riprendiamo il cammino ora molto rilassante, immersi nel mare bianco dei Ghiacciaio della Verra. I riverberi della neve sotto la luce del sole del mattino sembrano rincorrersi, visto con le lenti degli occhiali da sole; non mi sembra vero di essere davvero qui. Dopo aver letto un sacco di recensioni di altre persone, adesso sono qui a vivere di persona la mia recensione. Mentre dentro di me discorro su questi pensieri, siamo alla base del fungo ghiacciato del Breithorn.
Durante l'attraversamento del Ghiacciaio della Verra

Davanti a noi salgono una cordata di cinque persone, tutti con i bastoncini; il capocordata è una guida alpina, quindi propongo a Lorenzo di fare come loro e seguirli a ruota, giacché sono gli unici che decidono di salire con il taglio diagonale da destra verso sinistra, tutti gli altri che vediamo avanti si dirigono invece verso il versante orientale del monte.
Comincia il tratto di salita più duro

Comincia quindi il tratto più duro, più difficile ma anche più esaltante dell’intera salita al Breithorn: camminare di taglio su un pendio ghiacciato che non scende mai sotto il 35% di pendenza, è un’esperienza nuova, ma tanto desiderata, ed ho proprio la sensazione di viverla in maniera molto naturale, confidenziale. Mi sento a mio agio, certo, stiamo pur sempre parlando del più facile dei 4000 per antonomasia, e il gran numero delle persone che lo affrontano lo sta testimoniando, ma in ogni caso l'attività qui svolta ha un solo e inequivocabile nome: alpinismo. A un certo punto, a circa meta del taglio diagonale più lungo, mi volto e gli lancio un grido di esultanza: il Mago ha superato i 4000mt, e l'emozione è resa forte dal fatto che dei temuti affanni, nemmeno l'ombra. Cominciamo anche a incontrare le prime persone che, già in vetta, riscendono dal nostro versante di salita, alzo lo sguardo e siamo all'ultima svolta, siamo tremendamente vicini alla vetta. Lorenzo fa un ultimo meritato sforzo nel tratto finale, e finalmente, alle 9.28, metto i piedi nell'ampio nevaio sommitale, che troviamo molto affollato.
E' fatta!! In vetta al Breithorn Occidentale!!


Grande Lorenzo!!!
La soddisfazione è tanta, ci congratuliamo a vicenda e ci appostiamo in una zona più centrale per il consueto valzer delle foto e dei video. Lo spettacolo agli occhi, bellissimo: finalmente, dopo aver letto innumerevoli recensioni, adesso sono qui a vivere in presa diretta la mia. La cosa più impressionante è il Monte Rosa, ma anche le dimensioni del sottostante bacino glaciale che abbiamo attraversato, della fila di formichine che ordinatamente vanno avanti e indietro in quest’oceano bianco. Fino a poche decine di minuti fa, eravamo anche noi delle formichine come quelle, quassù invece ci si sente dei giganti.
Impressionante il Monte Rosa
Il Cervino dal Breithorn
Da sx: Dente Blanche, Zinalrothorn, Weisshorn. Si intravede anche Zermatt e la Mattertall
L'intera salita, svolta in 2,5 h in luogo delle canoniche 3-3,5 è anche un altro motivo d'orgoglio, un cumulativo di premio dopo una settimana di fatiche. Il vento soffia molto forte in vetta, al punto che non possiamo attardare di troppo la discesa, le mani, senza guanti per le foto, in un attimo gelano. Suggerisco pero a Lorenzo di posare un bastone e scendere con la piccozza in mano, per avere un appoggio più sicuro. Attendo solo ancora qualche attimo, perche tutti stanno scendendo insieme e cosi, per pochi minuti, abbiamo il privilegio di trovarci praticamente da soli in vetta, che fa tutto un altro effetto... Saluto quindi le montagne guardandole stavolta negli occhi, e riprendiamo per la stessa via di salita.
Dalla cresta sommitale si riprende la discesa
Durante una pausa nella ripida discesa
Dopo la prima svolta, sembra ci sia un ingorgo: la fila di persone che adesso dobbiamo "schivare" è pressoché uniforme e fra queste ritroviamo il gruppo dei croati. Davanti a noi ci sono degli spagnoli che vanno tremendamente lenti, e siccome un piede mi sta gelando, decido di fare un taglio diretto in discesa. In breve ci ritroviamo nuovamente a quota 3900, dove possiamo fare una pausa, toglierci la corda che a questo punto sappiamo non essere più utile, e per un po’, ora senza più vento e al caldo del sole, voltarci e rifare mente locale su dove eravamo poco prima. Ora che le ultime tensioni si sono sciolte, è il momento dell'euforia tipica di ogni grande o piccolo successo.

MagoZichele "firma" il Ghiacciaio della Verra

Ritroviamo anche il gruppo degli spagnoli con cui abbiamo condiviso la camerata, stranamente e tremendamente attardati, ancora sulla via di salita. Il rientro al rifugio avviene senza problemi ma con l'orecchio sempre teso, nel Plateau Rosà, per lo sfrecciare dei numerosi sciatori. Lorenzo mi confessa che per effetto della stanchezza non sente la fame, mentre io mi vedo già nel rituale celebrativo, con le gambe sotto il tavolo.
Eccolo il Breithorn, fotografato al ritorno con la lunga scia di persone che lo salgono

Il grande comprensorio sciistico del Plateau Rosà
Al rifugio molto affollato ci togliamo la ferraglia di dosso e recuperata la nostra roba, ordino un bel piatto di spaghetti e una corposa Weize. Rientra anche uno scialpinista partito stamani dal rifugio, anche lui diretto al Breithorn, che ha disceso sciando. Con lui intavolo una piacevole conversazione filosofeggiando sulle nostre amate montagne, e si rivelerà una gran persona. Nella chat di whatsapp con gli amici e parenti, fioccano le esultanze e le foto. Ritroviamo anche Erik, piuttosto indaffarato ma che non ci nega una foto ricordo e lo ringrazio, perche nel suo lavoro secondo me ci sa fare e a suo modo, anche lui, con un'accoglienza e un supporto impeccabile, ha dato il suo piccolo contributo al nostro successo.
Foto ricordo con Erik
In una funivia molto affollata, che simbolicamente ci accomiata dalla regale solitudine di queste montagne e ci riporta nella mischia, scendiamo fino a Plan Maison per fare l'ultimo tratto a piedi. Ho cosi modo di chiamare Alessandra, di sentire il mio piccolo Dario, e di esultare successivamente con l'amico Lele Mora, confidandogli euforicamente le mie impressioni dopo questa nuova esperienza del Mago! Lorenzo, più avanti, mi aspetta alle porte di Cervinia, con già in testa una bella doccia e soprattutto la pizza che ci siamo ripromessi per cena. Si attraversa quindi lo sciccoso viale di Cervinia ed eccoci di nuovo all'hotel Grivola. In poco tempo riusciamo a trovare una sistemazione per i prossimi due giorni in un ottimo b&b a Champoluc, in Val d'Ayas, perfetta base di partenza per il 6 mattina, quando ci incontreremo con gli amici Lele ed Enea. Poi, quando usciamo per la cena, un'immancabile pioggerella ci fa compagnia fino alla pizzeria, dove finalmente si festeggia a dovere ricordando questa giornata. Per domani, dopo incertezze iniziali, si decide di percorrere a ritroso il sentiero per il rifugio Perucca-Vuillermoz, che avremmo trovato nel naturale svolgimento del Tour del Cervino, arrivando dal rif. Prarayer. E magari ci scappa anche una salita ai lì vicini Col de Vaufrede e Mont Rous, alla ricerca di qualche foto da sogno sulla Valtournenche. L'AVM2014 volge al termine in un crescendo di emozioni, com'è giusto che sia, come il Mago sognava!!

- MagoZichele -



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